(VERGOGNE PICCOLE E GRANDI) – Quando accadono delle disgrazie o in caso di alluvioni e altre calamità naturali, in Italia, prima di ogni accertamento dei fatti, prima di ogni vago tentativo di analisi e di spiegazione, “scoppiano le polemiche”, “esplode la rabbia”, si cercano colpevoli. Se ciò è perfettamente comprensibile, ma nemmeno sempre, da parte delle popolazioni danneggiate, lo è molto meno da parte dei media professionali, che sembrano preoccupati solo di cavalcare lo sdegno e, soprattutto, di sbattere i “responsabili” in prima pagina.
Ovviamente i responsabili o colpevoli che dir si voglia, per essere efficacemente tali devono avere una caratteristica: essere facilmente individuabili e raggiungibili. In pratica, per individuare cause e responsabilità di danni e disastri i giornalisti non devono aver bisogno di affaticarsi, di ricostruire, di capire.
Quando piove con effetti disastrosi la cosa è spesso semplice: i mostri sono il sindaco e chi fa le previsioni meteo e non ha allertato. Il sindaco o magari il prefetto; ma molto meno, dato che in genere non è una faccia nota.
Nell’ultima alluvione di Genova è successo un fatto nuovino: qualche testata giornalistica si è preoccupata alla fin fine di dire che in Italia un appalto per lavori pubblici è un film dell’orrore surreale. Le leggi anti corruzione si moltiplicano inefficacemente ma richiedono procedure sempre più complicate. Chi arriva secondo fa, per definizione, ricorso. La magistratura, il più delle volte, blocca tutto. La burocrazia è mostruosa, cieca fino alla cattiveria. Le competenze sono innumerevoli. La cosa va avanti per anni. Per essere ricostruito nel singolo caso tutto questo richiede un po’ di analisi e, soprattutto, non permette di portare subito nomi e facce (chi? le ditte? gli appaltatori? i giudici? il legislatore? i burocrati?) davanti alla “rabbia” della gente.
Prendersela invece col sindaco (ignoro se Doria o chi la ha preceduto siano o no buoni sindaci), che non ha chiuso la città e che se la prende a sua volta con chi non ha fatto previsioni al millimetro sull’entità del nubifragio, è tecnicamente facile. Segue inevitabile corteo che invita il sindaco ad “andare a casa”.
Purtroppo questa faciloneria non contribuisce proprio a capire e a evitare che le cose si ripetano ancora e ancora.
Conclusione: nel paese dove si condanna chi non prevede un terremoto, coloro che devono prendere decisioni di questo tipo o fanno previsioni metereologiche sono sempre più terrorizzati. Perché rischiare la pubblica gogna? A ogni previsione di rovescio meglio chiudere le scuole, fermare i mezzi pubblici e dire alla gente di stare a casa. Ricordo che qualche anno fa, post Genova precedente alluvione, a Napoli i ragazzi hanno fatto un gradito giorno di vacanza in una bella giornata di sole.