Mi ripeto: nel tentare di ragionare sull’immigrazione in Italia da paesi martoriati dalla fame e dalla guerra il razzismo non c’entra. Così come non c’entrano niente le posizioni di e alla Oriana Fallaci, oggi di nuovo sperticatamente lodate (non ho mai capito perché, stanti la loro banalità e la loro sconcertante superficialità storica), e c’entra molto relativamente lo “scontro di civiltà”. C’entrano invece le meccaniche quasi oggettive legate a questo tipo di fenomeni migratori. Anche in momenti così spaventosi, anche se dirlo può esporre a insulti e vituperi.
Arrivano in tantissimi. Arrivano in una società ansiosa e, come è facile dichiarare o scrivere su Twitter o negli editoriali della stampa corretta, probabilmente egoista; che ha sempre meno da offrire in termini non di umanità e di accoglienza ma di possibilità di lavoro e di dignitoso inserimento. Vengono messi in centri di accoglienza talvolta ignobili (ma ci vadano tanti predicatori a gestirli come si deve).
Come è umano, scappano; come è umano cercano di sopravvivere. Come è oggettivamente fatale, molti si abbrutiscono, delinquono. Come è oggettivamente fatale maturano risentimenti e aggressività; si aggregano sempre più intorno agli elementi forti e antagonisti della loro cultura; vengono attirati da portatori, tanto freddi quanto esaltati, di idee di riscatto, di rivincita, magari benedette da Dio.
E quindi i fenomeni di disadattamento da “sotto sottoproletariato”, e quindi i fenomeni di collasso sociale che esplodono nelle già provate periferie delle nostre grandi città e non solo.
È sconfortante il festival della stupidità che si sente ripetere in tv da coloro che dovrebbero governarci e decidere: “Quelli che vengono per lavorare sono bene accetti, quelli che vengono per delinquere no, tornino a casa” (o peggio ancora il totale nonsense nel voler distinguere i clandestini dai richiedenti asilo). Ma quanti vengono con l’intenzione di delinquere? Penso uno su migliaia. Quasi tutti vengono per trovare una vita accettabile, ma se non la trovano? Fanno quello che abbiamo detto sopra e che farebbe chiunque nelle condizioni in cui la maggior parte degli immigrati in Italia oggi si trova: lo farebbero giapponesi e norvegesi, italiani e portoghesi; così come lo farebbero cristiani, islamici e i confuciani. Il razzismo non c’entra niente.
Il tutto poi, a peggiorare la situazione rispetto ad altri paesi europei, in un paese come l’Italia senza senso di identità nazionale, senza il minimo che è minimo patriottismo, pronto a spaccarsi su tutto per ragioni di bottega e che fa figli col contagocce. Quindi con la solidità culturale necessaria ad affrontare con serietà mega eventi come questo pari a quasi zero.
Possiamo scegliere qualsiasi soluzione: da quelle stile rozzo cialtronismo di Salvini fino a quelle stile super anima bella che danno un’aureola di gloria mediatica alla Boldrini (Chi può darle torto? Chi non vuole salvare vite umane?). L’importante sarebbe rendersi conto seriamente di quello a cui, lo ripeto ancora una volta: per oggettive meccaniche storiche e non per razzismo o altro, stiamo andando incontro. Mi permetterete una prossima puntata.