I Latini dicevano: “Excusatio non petita, accusatio manifesta”. Cioè: se uno mette le mani avanti e si giustifica senza esserne stato richiesto, costui ha qualcosa da nascondere. Sono d’accordo con gli antichi. Ma in questo caso ammetto serenamente di mettere le mani avanti , dato che il tema che segue è tra quelli che più di altri suscitano aggressività e mistificazione.
Quindi dichiaro: amo moltissimo gli animali. In particolare, come moltissima gente, adoro i cani. Nè penso, come dice la Bibbia, che gli animali siano stati creati per essere al servizio dell’uomo, che sarebbe una specie superiore. Penso anche che ogni cattiveria verso gli animali sia imperdonabile. Fatte le dichiarazioni, passo al raccontino (vero).
Sottopassaggio metro di piazza di Spagna, Roma. Una famiglia chiede l’elemosina e, per straziare i passanti, esibisce un paio di bambinetti piuttosto sporchi e dall’aria già selvatica. Praticamente nessuno si ferma. I più magari pensano giustamente che è ignobile tenere lì per ore dei bambini piccoli, sfruttandoli per ottenerne dei soldi. Ma l’interessante è che a nessuno, così per lo meno a me è sembrato, quei bambini sporchi e selvatici suscitano particolare tenerezza. Non uno sguardo, non una interazione sul tema tra le mamme e i bambini passanti.
Casualmente poco più in là un signore di mezza età dall’aria semi barbona e molto intellettuale sta seduto appoggiato alla parete e, per sbarcare un po’ di lunario, esibisce due cagnolini, disciplinatamente affiancati e seduti sulle zampine posteriori. Guardano i passanti con occhioni tristi. Hanno un secchiellino di plastica al collo.
Il successo del nostro questuante è clamoroso: tutti rallentano ed emettono gridolìi di tenerezza squassante, molti si fermano e mettono soldi nei secchiellini, le mamme danno una moneta ai propri bimbi e li accompagnano a donare l’obolo al grido di “Lo vedi che carini! Hanno fame…Uh…!”.
Mi viene anche da ricordare: tempo fa una ragazza gravemente malata che aveva osato dire che era viva grazie anche alle ricerche rese possibili dalla vivisezione, fu subissata in rete da cose tipo “E’ meglio che crepi tu dieci volte che non un animale” etc. Direi: senza commento, solo vergogna.
Sempre tempo fa l’Italia si sdegnò per la morte, non voluta da nessuno, di un’orsa e in tanti si posero il problema della sopravvivenza dei suoi piccoli. Forse un decimo di questa mobilitazione per uno dei bambini eritrei che muoiono nei nostri mari ci avrebbe fatto un pochino di onore.
Concludo: niente di male a dare soldi a chi sfrutta i cagnolini, niente di male a infervorarsi per un’orsa, anzi. Ma questa aggressività pro-animali, accompagnata in molti dall’indifferenza verso gli umani, specie se sporchi e selvatici, mi sa un po’ di civiltà da basso impero, di decadenza dei costumi e la rete amplifica a dismisura lo sfogo di chi, forse depresso da una vita insoddisfacente, perde un po’ il senso del limite nell’amore per gli animali perché detesta i propri simili.