Recentemente si è svolto a Roma un altro Family Day con lo scopo di opporsi a qualsiasi legislazione, e prima ancora a qualsiasi comportamento affettivo e sessuale, che deroghino rispetto all’unicum ammesso dai familidaysti: la famiglia secondo natura, composta da un uomo e una donna, che abbia come ragion d’essere principale quella di fare figli. E in queste occasioni si dibatte sempre, da destra e da sinistra, da posizioni laiche e da posizioni confessionali, appunto su cosa sia e cosa non sia naturale.
Su questi temi ho due modeste opinioni.
La prima: che gran parte della natura animata, anche se non tutta, si riproduca attraverso il rapporto sessuale tra maschio e femmina (e la natura, astuta, ha elaborato il piacere come forma di attrazione per spingere all’accoppiamento) mi sembra fuori discussione. Per cui, paradossalmente ma non troppo, se tutti, leopardi, scoiattoli o esseri umani, fossero rigorosamente omosessuali, si bloccherebbe la riproduzione della specie, che rappresenta invece, la scienza ce lo insegna, uno degli obiettivi primi dei comportamenti animali. (Questo, ovviamente, a prescindere dalle moderne tecniche di fecondazione che per centinaia di migliaia di anni la natura ha ignorato).
Che l’accoppiamento tra maschio e femmina con scopi essenzialmente (se non esclusivamente, come di fatto sostengono alcune religioni) riproduttivi sia l’unico comportamento naturale, mi sembra un’idea discutibile, stravagante e prepotente.
Il piacere sessuale è naturale in tutte le sue forme (sta alla società porre dei limiti fondati sul rispetto e sul consenso); non sta scritto in nessun codice genetico che sia naturale accoppiarsi con una cagna e non naturale masturbarsi: ebbene, ho visto molti cani di miei amici masturbarsi perché presi dal desiderio del piacere, non avendo a disposizione, per vari motivi, una compagna con cui “fare l’amore”.
I molto più svariati, rispetto agli animali, comportamenti umani in campo sessuale sono il frutto della “cultura” umana, che è però comunque una forma di natura, come lo è la nona sinfonia di Beethoven rispetto al pur stupendo canto di un usignolo. Reprimerli a priori, in quanto non naturali, è una odiosa forma di violenza che ha nel contempo motivazioni psicanalitiche e ideologiche.
La seconda: c’è del marcio, direbbe Shakespeare, nell’ossessione acida e cattiva di tanti, e dei capi religiosi in particolare, e nell’odio aggressivo contro la varianti sessuali e contro l’omosessualità in particolare. Non posso qui dilungarmi. Suggerisco solo: il desiderio di controllare nel profondo, anche con meccanismi ricattatori “celesti”, i comportamenti umani tramite il controllo sessuale (la Chiesa, ad esempio, lo aveva capito secoli e secoli prima di Freud). Il fastidio-paura per il sesso in sé che si è espresso nel corso dei secoli con termini tipo purezza come simbolo supremo del non sesso, contaminazione, purificazione, e in generale con il concetto di sporcizia legato al sesso. Un’ossessione sempre molto maschile e sempre molto riferita alle donne, data l’ansia che è connaturata con la prestazione sessuale maschile, ansia strettamente connessa all’aggressività.
Insomma quando cristiani e islamici, conservatori o radicali che dir si voglia, per una volta si ritrovano insieme in piazza a tuonare contro i diritti civili legati ai comportamenti sessuali e, in soldoni, contro l’omosessualità, in realtà, nel loro profondo, tuonano contro la sessualità, intesa e accettata come attività libera e bella della natura animata. Di cui, peccato per loro, hanno paura.