Si dice e si scrive molto frequentemente che i cittadini europei sentono l’Europa sempre più lontana, gestita com’è da politici autoreferenziali, strumenti della grande finanza. I cittadini invece vorrebbero più Europa, un’Europa ispirata di nuovo agli ideali dei padri fondatori, un’ Europa solidale, un’Europa progetto politico nel quale credere.
Credo si tratti di balle rituali politico-mediatiche. In realtà sembra proprio che ormai l’Europa, magari anche forse solo “questa” Europa, tra i cittadini non la voglia più nessuno: a destra, a sinistra, nei paesi ricchi, nei paesi poveri, tra i populisti, tra i conservatori, il più delle volte per motivazioni del tutto opposte tra di loro, l’Europa, forse anche solo “questa” Europa, nelle strade, nelle case, nella rete non la vuole più nessuno.
Non è che la Merkel sia una donna cinica portatrice di valori suoi personali (o di una ristretta elite di ricchi e potenti), aggressivi e prepotenti, asserviti a un puro calcolo politico di potenza: si comporta come si comporta, e oscilla come oscilla, perché teme il suo elettorato, che di Europa solidale non vuol sentir parlare. I capi politici olandesi e finlandesi se ne infischiano della possibile fame dei Greci perché i loro elettorati se ne infischiano.
Lo stesso, da sponda e con argomentazioni del tutto diverse, accade nei paesi periferici o cicale o più deboli o del sud o anche latini (c’è anche la Francia), che dir si voglia. L’antieuropeismo populista che unisce parafascisti e movimenti libertari o post comunisti è nella gente e i politici non fanno altro che blandirlo.
A nord, o giù di lì, Europa significa pagare per i paesi sciamannati e spendaccioni che vivono al di sopra delle loro possibilità sulle spalle del contribuente tedesco, olandese, finlandese o (udite, udite) slovacco. A sud o giù di lì, Europa significa meccanismi prepotenti e recessivi mediante i quali le istituzioni europee e alcuni governi trasferiscono soldi dai popoli più deboli alle casse pubbliche e a quelle bancarie dei paesi forti (o virtuosi?), tarpando le possibilità di sviluppo e di ripresa dei paesi baciati dal Mediterraneo ma qualcuno anche dall’Atlantico.
L’Europa egoista e senza una nobile aspirazione a fare la storia non è un parto dei politici asserviti ai poteri forti; è un sentire diffusissimo nei popoli di più di metà del vecchio continente. Quella populista e antieuro non è un parto dei capi leghisti, grillini, lepeniani, podemosiani in cerca di gloria facile e dozzinale; è un sentire diffusissimo nei popoli dell’altra metà.