Questo è forse un articolo depressivo e quindi accusabile di disfattismo, proprio quando l’Italia mostra segni di miglioramento ed è interesse e dovere di tutti crederci e provarci. Ma qualche volta viene da mettersi le mani nei capelli e la montagna da smuovere sembra troppo enorme per le forze di chi vorrebbe un “paese normale”. Qualche pensiero sconnesso e disorganizzato:
Scuole, strade, coste, ferrovie: dacci oggi il nostro crollo quotidiano (paga qualcuno?).
Il discorso politico che più piace da qualche anno è: “Tutti a casa! – Mandiamoli a casa!”. Sostituiti da chi? Per fare cosa?
Una volta si pagavano i politici di prima fascia che usavano le mazzette anche per il partito. Oggi sta venendo fuori che si paga il più micro dei consiglieri comunali e si paga per qualsiasi cosa una schiera senza e senza fine di burocrati, di dirigenti e impiegati pubblici (e privati!!! negli accordi commerciali tra aziende, il così detto business to business.). L’uso della mazzetta è strettamente personale.
Siamo un paese dove una fattura viene saldata, se viene saldata, a centinaia di giorni. In primis da Stato, Regioni e Comuni che, in nome della stabilità finanziaria, infrangono con truffaldina prepotenza le norme più elementari del codice civile, minando a catena la civiltà mentale del paese e rovinando la gente.
Un paese dove il privato che non paga è di fatto impunito e impunibile. Dove, se devi soldi allo Stato vieni massacrato. Dove se hai un credito con un privato sei un coglione, se ce l’hai con lo Stato sei ridicolo e impotente. Dove il fisco perseguita chi è facile da perseguitare (provate a essere debitori dell’Agenzia delle Entrate voi, persone fisiche, in solido ma come secondo – presunto – debitore, con una società che domani non si sa se esisterà e vedrete a chi sequestreranno la macchina).
Un paese dove tutto è sottoposto a un pazzesco, oscuro, irrisolvibile, kafkiano regime autorizzativo. Dove ogni legge anticorruzione si traduce in corruzione uguale o maggiore e procedure sei volte più complicate. Dove nella pubblica amministrazione nessuno sa esattamente qual’è la procedura corretta per fare una cosa (“Ma chi le ha detto di fare cosi? Rifaccia tutto in quest’altro modo!”).
Dove il capitalismo privato ha creato monopoli (regalati dalla politica liberista della serie “Evviva le privatizzazioni”) molto più inefficienti e taglieggianti di quelli pubblici.
Dove la criminalità realizza serenamente il sogno più autentico e apparentemente impossibile di ogni capitalista: compra solo da me se no interviene il mitra, alla faccia della concorrenza e del rischio d’impresa e tarpando le ali a ogni possibile sviluppo economico (che notoriamente è basato sulla gente che si dà da fare per cercare di affermare i propri prodotti rispetto a quelli dei concorrenti).
Dove la magistratura moltissime volte agisce in modo eroico (e supplente delle carenze della politica) e qualche altra volta agisce in modo arrogante e ignobile, pretendendo di sapere tutto, di poter giudicare tutto, di poter disporre disinvoltamente della vita della gente, facendo anche in modo che qualche pm possa diventare sindaco, deputato etc.
Da che parte cominciare? E, soprattutto, chi deve cominciare, dato che siamo tutti pronti ad imputare i nostri mali agli altri? Eppure non ci crederete: sono ottimista. Anche se questo paese ci ha abituato al fatto che il fondo del barile non lo tocca mai, è proprio questo il momento di crederci.