Piazza di Spagna, ovvero forse il più bel salotto urbano del mondo e tutto il mondo viene a vederlo.
Ore 15 di un giorno come un altro: moltissimi i turisti, moltissimi i Romani, specialmente gli impiegati pubblici, che tornano a casa.
Quattro tratte su sei del tappeto scorrevole e delle scale mobili che collegano la piazza a Villa Borghese sono ineffabilmente ferme. Negli ultimi dodici mesi ho più o meno calcolato (non so se si tratta di una statistica rappresentativa, comunque ci passo spesso) che tali attrezzature mobili sono immobili all’incirca il 70% delle volte che appunto ci passo. Ciò comporta, tra l’altro, persone anziane che si arrampicano a fatica sulle decine e decine di scalini del primo tratto.
Se si riesce ad attraversare il suk di accesso ai treni, ci si trova davanti a svariati tornelli automatici di ingresso con fogli di carta appiccicati con nastro adesivo e scritti confusamente a mano e rigorosamente in italiano che ne annunciano il non funzionamento. Pertanto file lunghissime a quelli funzionanti. Se qualche malcapitato ha difficoltà perché gli resta la borsa incastrata tra i vetri che si richiudono a velocità fulminea, le richieste di aiuto al personale ATAC presente nel gabbiotto o in piedi a chiacchierare poco fuori del suddetto gabbiotto restano straziantemente inascoltate. Probabilmente infastidiscono la conversazione sui pupi a scuola o sulle scelte di Rudi Garcia.
Più fortunate sono le decine di ragazzi che scavalcano alla grande i tornelli oppure rattamente passano in due nell’attimo che non basta a far passare una valigia.
Sulle banchine migliaia, credo, di persone addossate le une alle altre in attesa di un treno che passa dopo otto, dicesi otto, minuti (che però sono di più, giacché io ne ho aspettati otto ma parecchie erano lì da prima. Da quanto prima?)
L’altoparlante ripete a squarciagola e in modo sgraziatissimo di stare attenti ai borseggiatori ai quali però i colpi con destrezza riescono, pare, piuttosto bene.
Arriva il treno. Ressa inaudita. Aggravata anche dal fatto che a Roma quasi nessuno permette a chi sta dentro di scendere. Si assiste a minacce, a tentativi di pugni, a “Scendi sicciai coraggio!”. Il treno prima di ripartire sta fermo quasi due minuti. Durante il primo la gente continua a tentare di salire. Durante il secondo le porte sono state chiuse e letteralmente si respira a stento.
Tranquilli: la scena non cambia a Barberini. Tranquilli: sulla stazione FS di Roma Trastevere si può scrivere un trattato di sociologia sulla mediocrità e la malagestione di servizio di trasporto pubblico, particolarmente in una stazione che è un “ingresso” alla città per molti stranieri che vengono dall’aeroporto. Tranquilli: l’accoglienza taxi a Fiumicino e alla Stazione Termini è a dir poco inquietante. Vi posso garantire che Atene al confronto sembra la Svizzera al meglio di sé.
Piazza di Spagna: ovvero forse il più bel salotto urbano del mondo e infatti tutto il mondo viene a vederlo. Fino a quando?