Mentre camminavo sul Lungotevere verso il Foro Italico per sentire e vedere Claudio Baglioni e Gianni Morandi, novelli capitani coraggiosi, mi è venuto da sorridere pensando: “Se non sono ultrasessantenni, non ci muoviamo”. E in effetti nell’epoca della rottamazione gli ultimi concerti, intendo di canzoni (a quelli di musica classica, mia grande passione, vado più spesso), sono stati quelli di Bruce Springsteen, Roberto Vecchioni, Elton John: non conosco le età precise, ma a occhio penso 200 anni in tre.
Baglioni, lo so, è del 1951 e me lo ricordo perché abbiamo fatto i tre giorni della visita di leva insieme (Baglioni-Baiocchi) e lui era già famoso. Morandi: anche qui di preciso non lo so, ma sempre a occhio un 130-135 anni in due.
Qualcuno ha parlato di una scaltra pensata del manager che ha sperato che, mettendoli insieme in modo inedito e insolito, si sarebbe risollevata l’attenzione su due artisti che cominciavano a scricchiolare un po’ nel riempire i loro concerti (se è così, ottima pensata: il pubblico ha risposto alla grande). Non ne ho proprio idea.
Ma un’altra idea molto precisa ce l’ho: che grande spettacolo!
Tre ore e un quarto ininterrotte di musica (e complimenti per la resistenza fisica!). Una regia perfetta, senza una sbavatura pur in un ritmo serrato, creatività e nitore nella scenografia e, soprattutto, bravi loro, che hanno riproposto quasi cinquant’anni di buona musica arrangiata in modo elegante e trascinante insieme.
Buona musica, ho detto: e in qualche caso di grande livello (qui, con un po’ di presunzione critica, devo dirlo: nel caso di Baglioni).
Morandi è uno straordinario e longevo cantante che ha parlato e parla in modo magnificamente popolare a tutti noi. Claudio Baglioni, sarà anche una persona sussiegosa e non sempre gradevole, ma è un vero artista.
Lo dico con convinzione e lo dico ricordando gli anni in cui passava per un canzonettista “disimpegnato” (forse l’insulto maggiore che la critica e parte dell’opinione pubblica dell’epoca potevano rifilare soprattutto a un cantautore). Lo dico come uno di quelli che tanti anni fa si sono identificati, straziati, con “Lungo il Tevere che andava lento lento” o con “Tu come stai…chi ti apre lo sportello”, che poi lo ha seguito in una evoluzione musicale intensa e originalissima e che l’altra sera si è proprio esaltato all’inevitabile conclusione del lunghissimo concerto con la straordinaria “La vita è adesso”. Il tempo ha reso a Baglioni pienissima giustizia.
Comunque bravi bravissimi tutti e due. E che si conservino a lungo.
P.S. – La foto è un po’ sbiadita e non professional, ma è mia, fatta con il cellulare.