L’Islam moderato è, secondo me, un falso problema. Nel senso che è bizzarro discutere se esista o no. E’ ovvio che esista. Esiste come modo di pensare: ci sono tanti diversi modi di sentire e di pensare nel Cristianesimo, nel comunismo, nel liberalismo e ce ne sono tanti nell’Islam. Ed esiste come tanti musulmani, centinaia di milioni, che sono persone con la loro cultura e la loro religione, più o meno condivisibili dalla nostra cultura, che vogliono, come i più nel mondo, cercare di lavorare, vivere bene, avere affetti e amicizie e a cui non passa minimamente per la testa di ammazzare il prossimo.
Il fatto che esista non significa però che possa avere un particolare significato e possa giocare un particolare ruolo, come molti a sinistra e dintorni invocano, nelle tragedie che, in Europa come in Africa e in Medio Oriente stiamo vivendo. Fare finta che in quanto Islam moderato possa essere interlocutore in qualche modo per la o addirittura dalla “nostra” parte nell’attuale acuto conflitto tra Islam e civiltà occidentale (mi ripeto: la vera partita è tra Islam e civiltà laico-democratica, non tra Islam e Cristianesimo) e che possa quindi rappresentare una leva politica di approccio al problema, è a mio modo di vedere infondato.
I motivi:
Primo: un senso identitario di fondo. Nel profondo del loro sentire i musulmani, nella stra-stra-grande maggioranza, non esulteranno mai quando una città siriana viene bombardata, quando un capo jihadista viene ucciso, quando l’occidente vince. Mi ricordo di un film, credo con Nino Manfredi, nel quale un immigrato italiano in Svizzera faceva di tutto per sembrare assimilato, ma poi di fronte a un gol dell’Italia contro la Svizzera esplodeva in una gioia tanto incontrollata quanto piena di spirito di riscatto e di rivincita.
Quando gli islamici fanno qualche strage qualche rappresentante delle comunità in Europa più omologato andrà in tv a esprimere condanna e solidarietà con lo stesso entusiasmo di chi va a farsi togliere un dente, tra mille distinguo e tra mille lamentele contro la islamofobia. Quando si osservano minuti di silenzio per vittime occidentali in uno stadio di un paese musulmano, i fischi superano i silenzi.
Non sto condannando nessuno: è abbastanza normale che accada questo e non è una specialità islamica.
Secondo: la situazione sociale di molti islamici in occidente. All’identità culturale e religiosa si uniscono, anche qui come è naturale, i risentimenti di tipo socio-economico.
Terzo: i giovani in quanto tali. Più vivono in situazioni socio-economiche di difficoltà e di tristezza periferica, più pensano con entusiasmo a vite gloriose, avventurose, violente, vite come Steve McQueen, vite appunto di riscatto e di rivincita, magari anche con qualche schiava sessuale anziché con le per lo più difficili e sfrontate ragazze occidentali.
Quarto: la reciprocità. i musulmani che vivono in occidente pensano che siamo anche noi che uccidiamo ogni giorno tanti civili musulmani che vivono in medio oriente, magari per un “danno collaterale”, sui quali non piangiamo, non facciamo minuti di silenzio, e dei quali non raccontiamo le storie, i desideri stroncati, gli strazi dei familiari.
Quinto: la paura. In tutti i casi di grande aggressività etnico-religiosa o settaria le minoranze violente diventano leader totalizzanti, ammazzano i loro che sono concilianti, ammazzano le figlie ai genitori che le mandano a scuola, fanno passare per rinnegati gli inseriti nel sistema del nemico, terrorizzano in primis i loro. Anche questa non è una specialità islamica: sono fenomeni che, più o meno in piccolo, abbiamo visto in Irlanda, nei Pesi Baschi, in tutta la storia dei partiti comunisti, nei territori a forte presenza mafiosa o simile, etc etc etc.
E’ indispensabile che si conviva con i tantissimi musulmani, per lo più moderati, che vivono in Europa e che saranno sempre di più; e che si conviva secondo i principi di tolleranza e democrazia (pur senza negoziare, lo spero vivamente, i nostri valori non negoziabili e sulla base intangibile che la legge sullo stesso territorio è uguale per tutti). Ma non consideriamoli alleati fattivi nello sconfiggere il terrorismo e le strategie politiche più aggressive del mondo islamico, non aspettiamoci che denuncino nessuno, non aspettiamoci che in una situazione di tragico aut aut stiano dalla “nostra” parte: al cuor non si comanda.