La morte per prolungate torture di Giulio Regeni è una delle cose più devastanti e vergognose di cui siamo mai venuti a conoscenza. E’ una vicenda stomachevole; mi e credo ci fa stare fisicamente male.
Ma guardiamoci bene e sinceramente negli occhi. Intendo proprio dentro di noi, individui italiani, lasciando stare i mass media e la politica.
Ci sdegnamo, ed è giusto e sacrosanto, per gli attentati, le violenze, le repressioni più truci dei diritti umani quando vengono fatti dai nemici, da quelli che ce l’hanno con noi e ci vogliono mettere in pericolo: Talebani, Iraniani “cattivi” di qualche tempo fa, dittatori arabi quando stanno dall’altra parte, Isis. Ce la prendiamo con gli Americani, quando vengono fuori le loro violenze in paesi, come l’Iraq post Saddam, di cui non avevamo (più) minimamente paura.
Quando le stesse cose le fanno gli amici, quelli che “garantiscono la stabilità”, quelli che si sporcano le mani per combattere quelli che ce l’hanno con noi e che ci mettono in pericolo, il silenzio dei media e della politica cala pudico e noi cittadini comuni o siamo contenti o dimentichiamo. Persino gli Americani diventano un po’ meno cattivi anche agli occhi degli anti Americani di professione quando infliggono qualche “danno collaterale” a quelli che ci fanno paura.
E Putin, Putin il bombardatore della Siria ha suscitato da noi una ola da stadio in quanto angelo sterminatore contro i cattivissimi.
Ora, si sa da sempre che il generale Al-Sisi ha rovesciato in Egitto un presidente eletto e si sa da sempre che governa il paese con un pugno di ferro antidemocratico, con tanto di servizi segreti selvaggi, sparizioni di persone stile giunta argentina, calpestamento dei diritti umani. Ma siccome è un argine potente (così sembra) contro l’Islam distruttivo e del terrore, che è ormai il nostro incubo principale, di tutto questo non si è mai gran che parlato. Al Sisi sta con i buoni.
Si dirà: considerazioni note e ovvie. Ma la tragedia di Giulio dovrebbe farci chiedere: desideriamo veramente che Al Sisi smetta di fare quello che fa e faccia largo ai diritti umani e alla libertà in Egitto? Desideriamo veramente che passi la mano reintroducendo libere elezioni?
Prima di rispondere consideriamo che: fine del pungo di ferro e inizio di una fase di libertà significherebbe, indubitabilmente, la ri-affermazione delle forze politiche islamiche radicali; ri-porterebbe un ulteriore terribile smottamento degli equilibri nel già pericolosissomo Medio Oriente; comporterebbe per noi, individui italiani, l’aumento dei pericoli, almeno percepiti, i pericoli che sperimenteremmo sulla pelle, non quelli geo-politico-strategici.
I veri avversari di Al-Sisi non sono i sindacati, i lavoratori, i giovani democratici e simili. Sono i Fratelli musulmani e simili. E’ l’Islam estremista che sembra quasi incontenibile. Smettiamola di parlare di “fallimento delle primavere arabe”, davanti alle quali in tanti hanno snocciolato pie fesserie, scambiandole per “la prima volta in cui masse e giovani arabi scendono in piazza per le libertà come le intendiamo noi”. Le primavere arabe sono andate esattamente là dove dovevano andare: verso vittorie elettorali degli islamici ogni volta che ne hanno avuto la possibilità e verso l’esplosione della frammentazione conflittuale, potenziata dal fattore religioso.
Quindi facciamo un autosondaggio secco (e rispondiamo sinceramente):
- Preferiamo un governo egiziano democratico (ma quasi certamente destinato a passare la mano, magari anche democraticamente, all’Islam radicale).
- Preferiamo che resista (e continui nelle sue repressioni) un governo egiziano “stabilizzatore” che gioca a nostro favore anche se, come sembra proprio, scanna o copre chi scanna in modo ignobile e schifoso un nostro giovane, intelligente, colto, sensibile e coraggioso connazionale.
Mettere una crocetta accanto all’affermazione con la quale siamo più d’accordo.