Adesso ambientalisti, cittadini e, ci mancherebbe, anche i politici che si aggregano al carro, vogliono impedire con un referendum che si facciano trivellazioni nel nostro mare per una possibile estrazione di idrocarburi. Ci risiamo ancora una volta con le così dette battaglie ambientaliste figlie della cultura del no e dell’avversione alla civiltà industriale. In Italia più che altrove vogliamo crescita, lavoro, benessere come un atto dovuto ma guardandoci bene dallo sporcarci le mani per ottenere tutto ciò e limitandoci a dire “tutti a casa!”, “il governo non ha fatto niente” etc. Qualcuno prova ad opporsi ma ritengo con scarsissime speranze di essere ascoltato.
La civiltà industriale da quando è apparsa sulla terra ha accumulato un sacco di nemici. Ed è logico che sia così: l’industria ha scardinato la vita di tanta gente, ha introdotto fatica, orari peggio che militari, sporcizia, inquinamento, rumore, alienazione del lavoro, iniquità sociali, pazzeschi arricchimenti e clamorosi impoverimenti se non addirittura rovine, imperialismo, colonialismo, sfruttamento del mondo da parte di pochi paesi industrializzati. E soprattutto l’industria ha irrimediabilmente imbruttito il mondo, specialmente il nostro mondo occidentale, e questo i sensibili spiriti di tale mondo non glielo hanno mai perdonato.
Quindi tanti nemici. Dalle origini in poi: i contadini trasformati brutalmente in operai, gli impoveriti e gli sfruttati, gli intellettuali di svariatissime tendenze, romantici, estetizzanti, decadenti, cattolici, filantropi, sognatori di un passato agreste e felice. (Più lucidi i movimenti operai specie di ispirazione marxista: il progetto non era di ostacolare l’industria ma di appropriarsene con la prospettiva di un grandioso sviluppo). E poi: ideologie terzomondiste e comunismo contadino, ambientalismo radicale, no global, famiglie con bambini, bravi sindaci e altri amministratori local, sindacati che sembrano suonati dallo sballottamento tra la difesa come che sia dei posti di lavoro e i proclami ambientalisti indispensabili per non perdere il loro residuo consenso.
Personalmente considero l’ambientalismo (consapevole e raziocinante) il più importante movimento socio-culturale dei nostri tempi (insieme al femminismo). La questione è serissima e la battaglia per la stessa sopravvivenza del pianeta contro gli egoismi privati e le miopie politiche è cruciale e sacrosanta.
Ma proprio in una prospettiva seria di difesa dell’ambiente credo si possa dire che in occidente ci possiamo permettere tutto questo fervore di protesta contro ferrovie, insediamenti industriali, antenne, ricerche energetiche etc proprio perché abbiamo risolto il problema primario della fame e di un tetto esattamente grazie all’industria e all’economia occidentale moderna. Insomma: dato che queste esistono e ci hanno sistemato la vita, possiamo permetterci il lusso di avercela con loro.
Ho visto che i comitati no triv proclamano un Mediterraneo di qualità e una vita di qualità. Il petrolio, il gas, il carbone sporcano e puzzano: se li estraggano gli altri. Noi vogliamo solo alimentare la produzione di un’industria possibilmente invisibile e che non turbi i nostri week end, accendere la luce, stare al caldo quando fa freddo e fare il pieno (pagandolo poco).