Un mio colto e autorevole amico, commentando il mio post sulle elezioni austriache, ha sostenuto che è logico che i Tedeschi, che sono da secoli forti, efficienti, razionali, lavoratori, disciplinati, tenaci, che si fanno il “mazzo” etc, siano poco portati all’accomodamento verso culture, secondo loro, manifestamente inefficienti e direi, per sintetizzare il possibile controelenco, inferiori; perciò i Tedeschi, per lo meno nella loro mente, “hanno ragione”.
Io suggerirei però anche un’altra angolazione di lettura. Premetto che non intendo parlare di equità, giustizia, solidarietà, comprensione tra i popoli. Faccio un ragionamento modellato solo sui criteri dell’efficienza, della capacità, della forza come regolatori della storia umana.
Il mio pensiero è che, se ragioniamo in termini di efficienza e di capacità, queste hanno senso in quanto portano qualcuno o un popolo a vincere. Un popolo si smazza, si organizza, adotta criteri razionali di efficienza e di disciplina se vuole vivere bene e se di fatto, sempre tenendo presenti le costanti della storia umana, vuole poter disporre il più possibile degli altri da una posizione di potere, che aiuti a vivere ancora meglio.
Consideriamo quella che, secondo me, è stata la più efficiente e razionale (nonostante il ruolo importante giocato dalla superstizione, che comunque era una superstizione di Stato) struttura politico-militare di ogni tempo: quella messa in piedi dagli antichi Romani. Si trattava di una società tutta orientata alla guerra e regolata da implacabili criteri di efficienza (sensazionale il fatto che molte grandi conquiste non furono fatte da super geni militari tipo Alessandro o Gengis Khan, ma da una repubblica che, qualsiasi cosa accadesse, cambiava i due consoli-comandanti ogni anno; una cosa senza uguali nella storia umana).
Ebbene, dei Romani si può dire tutto il male del mondo (violenti crocifiggitori, riduttori in cenere di fiorenti città e via dicendo) ma il loro obiettivo era vincere e avevano elaborato i loro valori e le loro meccaniche organizzative per vincere. E il più delle volte ci riuscivano.
Non così, mi pare, i nostri amici tedeschi, pur efficienti, determinati, disciplinati, organizzati, lavoratori, tutti tesi a farsi il “mazzo”. Stiamo parlando di un popolo straordinario, che io ammiro molto e di cui ho studiato la lingua e la cultura. Ciò nonostante mi pare che la loro specialità, da quando due secoli fa hanno elaborato quelle teorie e quei valori sulla superiorità del loro Spirito, cui facevo riferimento nel mio post sulle elezioni austriache, sia stata quella di fare fuoco e fiamme per poi, regolarmente, sempre più drammaticamente, perdere.
Penso ovviamente alle due guerre mondiali (il che già basterebbe e avanzerebbe). Ma penso che stiano “esagerando” anche adesso e che col tempo la loro egoistica e dirompente gestione dei fenomeni economico-finanziari e dell’Unione Europea li porterà, di nuovo, a perdere.
Se un popolo è mirabile nel farsi il mazzo, nell’essere efficiente e disciplinato ma alla fine sbaglia i calcoli e perde, ritengo che forse nel profondissimo della sua cultura e dei suoi autoreferenziali valori qualcosa non vada, qualcosa sia un po’ “bacato”. Da qualcosa di bacato a qualcosa di inquietante (l’amore per la morte, per l’estinzione, prima quella degli altri poi di sé stessi) il passo non è enorme. Ed è quello che ho cercato di dire nel mio commentino alle vicende austriache.
Per cui, se sei così tanto bravo da essere poco portato all’accomodamento con i meno bravi e poi i meno bravi ti fanno (quasi) a pezzi, anziché fare tu a pezzi loro, forse dovresti essere un po’ meno supponente, cercare di rapportarti un po’ più equamente e flessibilmente con coloro che consideri inferiori, cercare di essere un po’ meno ottusamente poco portato all’accomodamento etc. Essere forti ed efficienti e nel contempo saper valutare bene gli elementi in campo: questa credo sia la vera efficienza di un popolo e di uno Stato.
Diciamocelo: le aquile Romane, egualmente assassine e imperialiste, erano un’altra cosa rispetto a quelle naziste e, anche se la storia non si fa con i se, mi arrischio a dire che se i capacissimi ed efficientissimi Tedeschi del 1939 avessero vinto la guerra, il loro impero sarebbe stato assai più allucinante di quello conquistato da Scipione e compagni e governato da Augusto, Adriano e compagni.