Qualche tempo fa mi trovavo su un treno regionale veloce in una delle zone più tradizionalmente tranquille e civili d’Italia: il treno era silenzioso e non troppo affollato. A un certo punto un gruppo, saranno stati una decina, di ragazzi africani fisicamente possenti hanno cominciato una vera e propria scorreria lungo il treno, urlando in faccia alle persone, la maggior parte anziane e terrorizzate e, per lo meno apparentemente, anche litigando tra di loro.
Quando si trovavano nel mio vagone è intervenuta la capo treno, o meglio ha cercato di intervenire, sola e supportata per quanto possibile da qualche passeggero, tra i quali chi scrive, con il risultato che il gruppo, minacciandoci, si è spostato sul vagone successivo. Alla prima stazione sono saliti un ferroviere uomo, che è stato spintonato e poi due poliziotti che hanno fatto scendere alcuni, che poi si sono subito allontanati di corsa mentre altri sono riusciti rimanere sul treno. E la scorreria è ripresa per poi concludersi alla stazione successiva quando i ragazzi residui sono scesi di loro iniziativa.
Per me la presenza in quelle zone era un caso; ero andato a trovare degli amici. Ma i passeggeri del treno dicevano che quanto era accaduto era ormai una storia quotidiana, su quasi tutti i treni. Qualche volta solo chiasso ed esplosioni di rabbia o di volontà di esprimere potere sugli altri, qualche volta anche con estorsioni di denaro. Il personale delle ferrovie è ovviamente del tutto impotente, anzi, come si legge di frequente, rischia anche. Le forze dell’ordine specialmente sui treni locali e nelle piccole stazioni, possono solo avere un effetto parzialmente deterrente. D’altra parte in uno stato democratico e non militarizzato il controllo completo del territorio in una società come la nostra è tecnicamente impossibile.
Forse qualche esagerazione nei racconti. Forse i dati sulla (micro?) criminalità ci dicono che le cose migliorano. La paura e il senso di insicurezza però si sono ormai diffusi anche in zone dove sembravano lontanissimi e, come mi capita di ripetere spesso, il razzismo non c’entra assolutamente nulla: si tratta di situazioni oggettive e, da parte degli immigrati, di comportamenti che alcuni esponenti di qualsiasi razza e nazionalità terrebbero trovandosi in un paese non in grado di dare a chi arriva una condizione esistenziale decente.
E’ probabile che anche le destre populiste non possano cambiare gran che la situazione quando andranno al potere. Perché prima o poi ci andranno (cominciamo con l’Austria). Ormai in molti paesi, e in Italia soprattutto, nella percezione della gente scuola, sanità, tasse e lavoro contano sempre meno come problemi prioritari. I sondaggi, ma non ce ne sarebbe nemmeno bisogno, ci dicono che oltre il 60% degli italiani considera l’immigrazione il problema principale e che dà più angoscia. Al momento non sembra proprio esorcizzabile con il richiamo ai valori della solidarietà, dell’accoglienza e della tolleranza.