C’erano una volta Turchina e Morgana, due ragazze intelligenti e belle che vivevano in una graziosa cittadina in mezzo ai boschi. Il loro grande sogno era fare del cinema. Studiarono recitazione, si dettero da fare e riuscirono a ottenere un appuntamento con un grosso e grasso produttore.
Un bel giorno quindi Turchina lo andò a trovare. Il grosso e grasso, dopo due convenevoli, fece capire a Turchina che, essendo bella e brava, se fosse stata carina con lui, le avrebbe fatto fare una grande carriera. Turchina si disse che valeva la pena, deglutì un paio di volte, poi sorrise e i due fecero sesso (di che tipo esattamente non si sa) e non per quella volta sola. Il grosso e grasso la ricompensò come aveva promesso.
Il giorno dopo il grosso e grasso disse a Morgana, che era ugualmente bella e brava, le stesse cose. Morgana non se la sentì proprio: la sua dignità e il suo senso morale non glielo permettevano, (e poi si narra che il grosso e grasso proprio le repellesse). Il grosso e grasso si seccò parecchio, ma lo diede poco a vedere e le disse “Le faremo sapere”.
Turchina diventò una diva, un angelo che incantava gli spettatori; scendeva dalle Rolls Royce abbagliata dai flash. Sposò un uomo ricco e affascinante. Ebbe molte altre storie, qualcuna andò sui giornali, qualcuna no. Morgana fece altri tentativi: la storia era sempre la stessa. Allora rinunciò al cinema. Trovare altri lavori però era difficile, c’era la crisi. Restò disoccupata per un po’, poi riuscì a trovarne uno, precario, come impacchettatrice in una società di vendite on line.
Passarono gli anni. Alcune colleghe di Turchina cominciarono a dire che il grosso e grasso le aveva molestate, ricattate e abusate. Turchina ci pensò un po’ e poi “Anche io!”, disse davanti alle tv e ai giornali. Quando lo diceva, quando ripeteva tesa e straziata il suo incontro con il grosso e grasso sembrava ancora di più un angelo. Il popolo la adorò di più. Giornaliste e presidenti di camera, nel condannare le cose vergognose che venivano rivelate, esaltarono il coraggio delle ricordanti e soprattutto quello di Turchina, perché lei alla fine era la più diva di tutte, la più forte di tutte come icona delle donne che si mettono in gioco e si ribellano.
Morgana, pur essendo bella e intelligente, ebbe una vita non fortunata. Era del resto molto dignitosa e questo, si sa, non aiuta. Perse varie volte il lavoro, cominciò anche un po’ a imbruttirsi (ma chi avesse saputo “leggere” oltre la prima apparenza, avrebbe colto una bellezza sempre incantevole), entrò in depressione. Cominciò ad avere storie prima con dei ragazzi, poi via via con degli uomini; storie che non andavano gran che bene. Forse troppe per una piccola cittadina tra i boschi, una cittadina un po’ benpensante dove si conoscevano quasi tutti.
Stretta è la foglia, larga è la via: Turchina continuò con le sue Rolls Royce, molto lodata come donna fiera e coraggiosa che aveva contribuito alla grande a rompere un muro di omertà. Morgana alla fine rimase sola, eppure cominciò a essere considerata una poco di buono dalle sue concittadine. Qualcuna, più acida delle altre, la definiva “quella puttana”.