Qualche giorno fa ho vissuto una delle mie normali quotidiane giornate romane.
La mattina sul presto aspetto il 913 a via delle Medaglie d’oro all’altezza di p. della Balduina. Trovo alla fermata (le conto) 54 persone. Attendiamo un quarto d’ora e le persone aumentano. L’autobus arriva strapieno, a stento riesce ad aprire le porte. In 50 circa devono rinunciare e aspettare il successivo; la scena si ripeterà.
(Fino a qualche tempo fa in via delle Medaglie d’oro passavano quattro linee. Tre sono state abolite con la promessa truffaldina che il 913 avrebbe aumentato le corse. In un’area con decine di migliaia di abitanti non c’è praticamente servizio pubblico di superficie. Stile Los Angeles.)
Rinuncio anche io e mi faccio una passeggiata di 20/25′ fino alla metro di Cipro. Il paesaggio circostante: cassonetti senza coperchio strapieni e quintali di spazzatura ogni pochi metri che galleggia nell’acqua putrida (piove e, non c’è bisogno di dirlo, molti tombini non ricevono).
Scendo a p. di Spagna. La scala mobile verso villa Borghese, come da giorni e come altre centinaia di volte, non funziona ed è coperta di zozzerie di ogni tipo. Non resta che fare quattro ripide rampe di scale, l’ideale per persone anziane e per i turisti, magari con bambini, che sono numerosissimi in zona e che guardano stupefatti il muro di scalini davanti a sé.
Sulle strade decine di lavori abbandonati, qualcuno da mesi qualcuno da anni, circondati da reti di plastica ormai tutte cadenti; all’interno, ovviamente, rifiuti a non finire. Le macchine emettono rumori sinistri precipitando in buche sempre più frequenti e inquietanti. L’acqua schizza sui pedoni indifesi.
La sera le strade completamente al buio aumentano con regolarità: non solo nelle periferie più neglette ma da tempo immemorabile non si vede niente in via Pinciana, via Puccini, via Ferdinando di Savoia, pienissimo centro, e in moltissime altre strade nei quartieri Trieste, Monte Mario, Parioli, Appio Latino etc. Buio veramente pesto. I cittadini vi si avventurano, anche per tornare a casa, a loro rischio e pericolo.
Non c’è eguale in nessuna metropoli europea. Nemmeno a Santiago del Cile e Buones Aires, dove la differenza tra i quartieri dei ricchi e quelli dei poveri è abissale. A Roma ormai nemmeno questo classismo: non c’è zona della città che si salvi dall’incuria e dal degrado.
Molti speravano che diventasse, certamente impiegando il tempo necessario, una città a 5 stelle, magari con la L di Lusso. E’ peggio di una pensione a mezza stella in cammino verso nessuna stella. E’ peggio di prima, di quando pure non stava gran che bene.
Molti fiduciosi insistono nel ripetere: “Lasciamoli lavorare”. Meglio di no, forse è meglio che non facciano nulla e che lascino le cose in balìa di sé stesse. I danni forse sarebbero minori.