Quanto a stragi, morti scannati per strada e ovunque, terrorismi di vario colore il nostro paese non ha nulla da imparare da nessuno. Ci siamo veramente distinti, specialmente nelle carneficine ideologico-politiche-serviziosegrete e in quelle dei clan criminali.
Abbiamo avuto gente fatta saltare in aria in una banca, in una piazza affollata, nei treni in galleria. Abbiamo avuto una strage pazzesca nella sala di aspetto di una stazione. Abbiamo avuto operai, giornalisti, magistrati, politici ammazzati sotto casa per odio ideologico. Abbiamo avuto autostrade sbriciolate e scorte massacrate per far fuori due magistrati o per rapire un politico poi a sua volta mitragliato e fatto trovare in un bagagliaio in una strada del centro.
Abbiamo avuto di tutto e di più rispetto a moltissimi dei paesi definiti sviluppati. Ma ancora ci mancava una cosa: il giustiziere stile Las Vegas o stile Orlando o stile Virginia e simili, quello che prende un’arma che tiene a casa sua (a casa sua, non in un covo terroristico) e va per strada a fare secco il maggior numero di persone possibile, a casaccio. Perché odia tutti o odia i neri, o quelli che cantano in una chiesa o quelli che vanno a scuola; perché ha avuto un’infanzia difficile; perchè pensa che il mondo stia decadendo pervertito dai gay, dai messicani, dagli ebrei, da chissà chi.
Questo a noi ci mancava. Ma non sia mai che restiamo indietro, che non ci adeguiamo agli usi e costumi, che so, del paese che ci ha insegnato Halloween o che progetta muri contro i latinos stupratori. E allora abbiamo tosto rimediato e anche uno dei nostri è uscito di casa armato (legittimamente, a quanto pare!?) e ha tentato di fare secchi tutti i neri che gli capitavano a tiro. Voleva vendetta. E contro chi? Contro quelli che avevano qualche carattere fisico vagamente comune con uno che si pensava avesse ucciso una ragazza. E se lo si pensava, nel paese dove ogni iscrizione nel registro degli indagati è una condanna mediatica immediata e infamante, perché aspettare a fare giustizia?
Noi poi ci mettiamo qualcosa in più, di tradizionalmente nostrano: qualcuno gli rende “onore”. Ritengo si tratti dell’onore di sparare a persone disarmate e indifese.
La cosa, anzi le cose (il corpo di Pamela tagliato a pezzi, una immigrazione diventata un’emergenza sociale, la violenza omicida che non può certo essere liquidata come folle) sono serie e drammatiche. E da una classe politica sarebbe lecito, ma da noi inutilmente patetico, aspettarsi serietà, dignità, direi addirittura decoro.
L’abbiamo visto! Abbiamo visto politici e, ahimè, intellettuali saltare sul carro della tragedia e sparare cavolate da lasciare interdetti: la presidente della camera considerata responsabile morale della morte di Pamela, Salvini considerato mandante morale dello stragista; non una visita, fino al 7 febbraio, ai feriti in ospedale (attenti a non fare mosse sbagliate, il web è solidale con il nostro texano adriatico!); ogni ignobiltà verbale per qualche voto in più. Indecoroso.
E per l’inesorabile legge della moltiplicazione mediatica, ormai le sparatorie Las Vegas style da Macerata in poi sono entrate nel nostro dna comportamentale. Sono state, come si dice, sdoganate. Come Halloween.