Questa volta parlo di me stesso (e lo farò ancora per un po’). Infatti sta per essere pubblicato (a febbraio) un mio libro intitolato Comunicazione e politica. Guida moderna per cittadini sbandati e politici allo sbando e comincio a farmi un po’ di pubblicità.
Nel libro dico che è quasi tecnicamente impossibile dare consigli generali per fare una efficace comunicazione politica ma poi inevitabilmente ne do qualcuno. E vi anticipo il primo.
Il suggerimento di una modesta prassi che può aiutare, un consiglio tecnico non una boutade demagogica, che mi sento di dare a politici e comunicatori è: prendere spesso, il più spesso possibile, i mezzi di trasporto pubblici.
Farlo è utilissimo, infatti permette non solo di ascoltare parole ma anche di assorbire una percezione concreta del respiro della vita di tutti i giorni e questa va nello stesso momento accostata, come in una forma di training autogeno, a molti degli ossessivi dibattiti del nostro ceto politico, alle manovrine senza fine, ai piccoli e grandi calcoli sul vantaggio che può derivare ai vari partiti dal fare una cosa o dall’impedire di farla.
Questo consiglio di prendere i mezzi pubblici non ha nulla a che fare con i tour di ascolto per l’Italia, fatti in pullman o in treno o in nave o altro; quelli in cui si va dal popolo e si stringono le mani con un codazzo di collaboratori e di telecamere per poi tenere un discorso. Intendo proprio prendere i mezzi per andare la mattina a lavorare: tram, autobus, metro, treni regionali. Posso essere testimone dell’efficacia del metodo, proprio in quanto di mestiere faccio il comunicatore sia aziendale che istituzionale, dato che personalmente detesto prendere la macchina e a Roma alterno i mezzi alla moto, mentre a Milano prendo solo i mezzi.
Seguendo quindi questo consiglio, si possono ascoltare discorsi dai quali si capisce in maniera fulminante quanto e cosa rimane nella gente dello scontro politico senza fine, dei veti incrociati, delle preoccupazioni dei partiti di acquistare o perdere consenso su cose che spesso scivolano sulla testa delle persone. Ma, come ho detto, si assorbono conoscenze anche dai volti e dalle espressioni. Si vedono persone un po’ chiuse in sé mentre stanno a stretto, strettissimo contatto fisico con tanti altri e intente a pensare al lavoro, alla famiglia, all’autobus che non passa e quando arriva è già strapieno…. Si vedono persone che, non molto spesso, ridono. Altre riescono a leggere. Altre scrutano telefonini pur nella ristrettezza dello spazio o hanno gli auricolari.
Perché questa esperienza sia veramente utile, è poi importante portarsela dentro quando si prendono decisioni politiche o si cercano forme per comunicare la politica al pubblico.