(MERAVIGLIE) – Sono anni, diciamo 35 circa, che vado in Grecia. Ho percorso a vela il Mar Egeo altrettante volte e riconosco quasi ogni scoglio. Ho camminato a lungo sulle alture di tante isole, dove non arriva un suono turistico che è uno e dove si sentono solo il vento e le cicale instancabili. Ho sgranato gli occhi nei piccoli villaggi dell’interno del Peloponneso. Ho visto l’alba da Capo Sounion e il tramonto da Amorgos. Ho goduto dei villaggi e delle cittadine di mare dove la vita, come mi piace dire, è infinitamente più destrutturata che da noi. E’ veramente un paese che strugge il cuore per quanto è affascinante e le atmosfere che vi si respirano sono uniche.
Non si tratta solo di ricordi scolastici, di suggestioni e di nostalgia per un passato storico vagheggiato ma che era anch’esso duro e violento; e non si tratta nemmeno solo del desiderio di fuga e di oblio, alla Mediterraneo di Salvatores. Si tratta di tutte queste cose e poi di tante altre, prima fra tutte la sensazione di trovarsi in un luogo dal quale sono scaturiti per la prima volta pensieri altissimi sulla dignità dell’uomo, sulla conoscenza, sulla libertà, sulla bellezza e sul destino in fondo misterioso dei viventi. Ciò che è stato pensato, progettato, scritto, scolpito, recitato qui resta nell’aria, lo si sente tangibilmente tra i sassi e tra gli ulivi, così come tra le ultime capre e le taverne più solitarie.
Il paese oggi ha tanti problemi (sembrerebbe addirittura più di noi). I suoi abitanti li affrontano spesso con un orgoglio un po’ spropositato rispetto al loro presente, un orgoglio che è il loro limite e la loro forza, convinti alla fine di essere i depositari di una Grecia eterna a confronto della quale la Bundesbank e i debiti sono cosucce di bassa lega. E il mondo per lo più tifa per loro, anche se serve a poco.
“Anche se abbiamo abbattuto le loro statue, anche se li abbiamo scacciati dai loro templi, non per questo gli dèi sono morti”. Sono versi miracolosi di Kostantinos Kavafis, grande poeta greco vissuto a cavallo di Otto e Novecento. Perfetti: tutto quello che ho detto finora e tutto quello che chiunque altro potrà dire, non può e non potrà aggiungerà nulla. Gli dèi sono lì e in nessun altro posto.