(VERGOGNA GRANDE) – “In Italia chi ha un credito è un coglione”. L’affermazione è di un mio amico un paio di anni fa, e nella sua rozzezza rende perfettamente bene l’idea.
Dunque, proviamo a fare un ragionamento molto scolastico. In una comunità di individui organizzata, nel bene e nel male, come uno stato ci sono delle regole cui tutti in linea di principio dovrebbero attenersi in modo da rendere possibili le infinite fattispecie di rapporti quotidiani che si creano tra le persone. Si dovrebbe quindi superare lo stadio della legge del più forte o della giustizia fai da te e, se un soggetto ha delle ragioni da far valere nei confronti di un altro, non gli buca le gomme dell’auto né gli dà fuoco alla casa ma va da un terzo, un arbitro autorizzato dalla comunità a dirimere le questioni e a decidere, anche in maniera coattiva, sui contrasti tra cittadini. Questo arbitro il più delle volte si chiama, in italiano, magistrato, ma può essere un giudice di pace oppure proprio un arbitro etc.
Non è sempre tutto così perfetto, logico, funzionante ed efficace. Ma una comunità umana si regge e convive se i suoi membri confidano di poter contare con ragionevoli speranze sull’arbitro.
In Italia, per una serie sempre più lunga e inestricabile di motivi (di chi è la colpa? del legislatore, della lobby degli avvocati, della corporazione dei magistrati, degli Italiani litigiosissimi?) l’arbitro è inaffidabile. Ci mette anni per decidere e, il che è peggio ancora, non riesce spesso a rendere esecutive le sue decisioni. Con una sintesi simbolica: diciamo che quando arriva l’ufficiale giudiziario (scusate se il termine non è precisamente quello) il debitore è fuori casa e non se ne parla più.
Tutto questo si traduce in: rientro in grande stile nella comunità della legge del più forte (ovvero del più spregiudicato) – paura di fare affari, transazioni, contratti – enorme cautela nel fare investimenti nel nostro paese (in sostanza: chi me lo fa fare se chi mi deve qualcosa il più delle volte se la riderà di me?) – sfiducia dei membri della comunità nella comunità di cui fanno parte e sfiducia tra di loro – comportamenti sempre più italicamente “furbi” e, questi si veramente, antisociali. Insomma: un disastro, direi forse il disastro peggiore, ce lo dicono anche i sondaggi a livello internazionale, tra quanti affliggono il bel paese.
Se ne parla da anni di riforma della giustizia. Pensiamo però a una cosa seria, non agli scazzi furibondi tra parti politiche che trattano la materia alla luce del “cosa mi conviene”. Si può fare? Yes, we can, direi. Ma anche su questo terreno decisivo rischiamo di andare fuori tempo massimo.