Forse un tema troppo grande per un semplice blog. Ma provo a proporvelo.
L’umanità ha opinioni e convinzioni diversissime. Anche se molti cercano di farle prevalere in modo prepotente o addirittura violento, dal punto di vista puramente teorico resta il fatto che tali convinzioni non sono più “vere” delle altre.
Se invece, di fronte alla misteriosità dell’universo, dell’eternità, del bene e del male, del senso del tutto, si è graniticamente convinti che l’autore del tutto, colui che tutto ha fatto e che tutto sa, Dio comunque lo si chiami, abbia esplicitamente parlato, abbia rivelato o addirittura dettato a qualcuno la verità del tutto, ecco che si è anche convinti che la verità assoluta e intangibile non può essere che quella rivelata dall’autore. Non c’è spazio per nient’altro.
Se quindi la religione non è una cosa che nasce da me essere umano, dal mio senso del divino e del trascendente, ma è l’ascolto e l’accettazione della parola di Dio, se quindi so come stanno le cose, dove va l’universo e quali sono i valori giusti e quelli sbagliati nel progetto dell’autore perché lui stesso ce lo ha detto, che senso logico ha essere tollerante e rispettare le opinioni altrui?
Posso essere tollerante e rispettoso per mia buona indole individuale o posso esserlo perché vivo in una società dove la verità rivelata non ha più il potere di regolare forzosamente tutti i comportamenti umani, come la società diciamo occidentale di oggi. Ma da un punto di vista appunto rigorosamente logico tutto ciò che contrasta con la verità è ovviamente falso; chiunque le si oppone, si oppone al vero procedere dell’esistente. Si pone quindi contro l’autore/Dio e ne ostacola il suo progetto per l’universo. E chi si oppone al procedere della realizzazione della verità è logico, e può essere addirittura doveroso, che venga eliminato.
Una variante del tutto umana, senza l’autore/Dio che ha rivelato la verità, ma logicamente similissima a questo schema è rappresentata dalla filosofia di Hegel e da quella di Marx, sua diretta derivazione. Entrambi sostengono di aver capito come funziona la storia e qual è l’obiettivo finale, cioè l’inveramento, di ciò che esiste. Marx ha portato avanti il pensiero di Hegel fino a dedurne un’azione politica concreta. Questa azione ha esplicitamente previsto che chi si oppone alla realizzazione della verità (che in questo caso sarebbe il mondo realizzato nei suoi fini ultimi attraverso la conquista del potere da parte del proletariato e del partito che lo rappresenta) è giusto e doveroso che venga spazzato via.
Ho tutt’altro che sentimenti anti religiosi ma credo che le religioni, e particolarmente quelle monoteiste e rivelate, contengano in sé per la loro stessa natura i germi dell’intolleranza e della violenza. Li contengano oggettivamente, anche a prescindere dai contenuti, che possono essere persino l’amore per il prossimo o un Dio clemente e misericordioso.
Il sentimento religioso dell’uomo sarebbe bene che si relativizzasse (l’aborrita “dittatura del relativismo”): io credo nella mia religione ma so bene che quello in cui credo potrebbe non essere la verità; accetto magari anche l’idea che credo in un certo Dio perché sono nato in una certa società; accetto, esageriamo, persino l’idea che chi crede diversamente da me non si ponga fuori dagli obiettivi di colui che, secondo la tradizione di cui faccio parte, è l’autore del tutto.
Si può fare? O è una contraddizione in termini?