La democrazia è una questione seria, fatta di valori, di visioni, di scelte economiche e sociali, di decisioni di politica interna ed estera che si differenziano e spesso si contrappongono duramente tra di loro. Così come è fatta di forze politiche che riescono più o meno a esprimere i bisogni, razionali o “di pancia”, concreti o ideali dei vari segmenti in cui si articola il corpo elettorale.
Ma la democrazia, o per lo meno il modo in cui si sceglie chi governa, è essenzialmente una questione di aritmetica. Vince e decide chi ha la maggioranza e per avere la maggioranza, pur con meccaniche che mutano anche sensibilmente a seconda dei sistemi elettorali, in genere bisogna fare gruppo, mettersi insieme: insomma allearsi.
Politici e analisti si arrovellano a cercare motivazioni del perché e del per come si è vinto o si è perso. Le motivazioni dei comportamenti elettorali dei cittadini possono ovviamente essere moltissime e non sempre facilmente individuabili. Il fatto che resta fondamentale è che uniti si vince e divisi si perde. Semplicissimo. Che poi ci siano serie ragioni politiche per cui ci si presenta uniti o divisi è un altro discorso.
Basta che si sappia che, se ci sono un fronte unito contro un fronte unito, vince quello che al momento è più convincente e piace di più; ma se ci sono un fronte unito contro dei fronti divisi, i fronti divisi perdono sempre e comunque. Per cui, se si vuole vincere e governare, è inutile presentarsi sparpagliati.
Qualcuno ricorderà:
Elezioni 1994 – vince il centrodestra (variamente unito a seconda dei territori); perde il centrosinistra (diviso tra progressisti e post DC non berlusconiani).
Elezioni 1996 – vince il centrosinistra unito; perde il centrodestra che si presenta diviso tra Berlusconi e Bossi.
Elezioni 2001 – Situazione un po’ più articolata. Rifondazione Comunista non si presenta nel maggioritario per non far disperdere voti ma oggettivamente indebolisce la percezione del fronte di centrosinistra. Di Pietro drena un po’ di voti antiberlusconiani. Il centrodestra è unito e vince.
Elezioni 2006 – Nuova legge elettorale e unica elezione della seconda repubblica in cui i due schieramenti si presentano compatti. Infatti di fatto pareggiano, e Prodi vince per uno zerissimo virgola.
Elezioni 2008 – Avventuroso, e spero lui se ne rendesse conto, scientemente suicida “andiamo da soli” di Veltroni (che comunque avrebbe perso per una situazione oggettiva). Il centrodestra vince, anche se l’UDC va da sola.
Mi fermo qui, perché poi inizia l’era del tripolarismo, che complica il discorso, ma il concetto di fondo non cambia.
Conclusione: si può almanaccare in tutti i modi se Renzi abbia vinto o perso le elezioni regionali, se è finita la sua “luna di miele” con gli Italiani, se le sue riforme e il suo modo di fare piacciano o no. Tutti argomenti seri di analisi. Ma se in Liguria il fronte governativo si fosse presentato unito, con buona probabilità ci troveremmo di fronte a un 6 a 1 e commenteremmo ex post in maniera diversissima.
Aggiungo: probabilmente in Puglia Emiliano avrebbe vinto lo stesso, ma il centrodestra diviso ha rinunciato a priori a correre per vincere.