L’Austria è un paese geograficamente piccolo ma enorme nella storia della civiltà occidentale. Oltre ad essere una terra incantevole e aver dato all’umanità alcuni geni che più geni non si può (cito Mozart e mi fermo subito), è stata per secoli la sede del Sacro Romano Impero; è stata un faro di buona amministrazione e persino, a un certo punto della sua storia, di tolleranza e di convivenza tra popoli diversi (il che non toglie nulla ovviamente al nostro Risorgimento).
Peccato che a un certo punto della storia, all’incirca alla fine del ‘700, per motivi già super indagati ma mai poi compresi fino in fondo, i popoli di lingua tedesca sono partiti per un loro percorso sconcertante sulla base di principi quali lo spirito del mondo e lo spirito tedesco, il percorso di autocoscienza e autorealizzazione dell’Essere, lo Stato (prussiano) come concretizzazione in terra della verità spirituale, il valore quasi metafisico della nazione, quindi del sangue, della razza.
E, ciliegina sulla torta, il vagheggiamento della morte come estremo e sublime piacere-annullamento (hoechste Lust, il più grande piacere, fa dire Wagner a Isotta come ultime parole prima di morire, l’altissima gioia dell’annegare, dell’affondare nel respiro del mondo). Ancora una volta peccato però che prima di godere del proprio annullamento hanno provato in qualche occasione di annullare gli altri.
Tutto questo è partito dalla Germania ma poi, anche se più tardi, l’Austria si è adeguata, con il corollario di antisemitismo, complesso di superiorità, sindrome dell’assedio, nazismo.
Oggi l’Austria è un paese democratico, ordinato e altamente civile. E quello che sta accadendo lì, muri al confine, crescita dei partiti populisti e più o meno xenofobi, sta accadendo un po’ in tutta Europa: un processo nel contempo semplice e complicatissimo.
Mi viene però da fare una considerazione (lo ammetto senz’altro: esagerata e forse frutto di pregiudizio) su un fatto probabilmente del tutto casuale e non significativo: l’Austria è stato il primo paese dell’Europa occidentale i cui cittadini residenti hanno effettivamente eletto alla massima carica dello Stato un esponente di estrema destra, portatore di idee che sono qualcosina in più del così detto populismo di protesta. Dico cittadini residenti perché Norbert Hofer le elezioni, prima del conteggio dei voti degli Austriaci all’estero, le aveva vinte e i voti provenienti dall’estero potrebbero essere stati espressi da persone rese un po’ più cosmopolite dal fatto appunto di non vivere stabilmente in patria.
In questa Unione Europea che si va disfacendo forse anche altri esponenti della destra estrema otterranno la maggioranza. Ma per il momento si potrebbe concludere che gli “Austriaci di Austria” sono stati i primi dal 1945 a votare in maggioranza per un politico “estremo”, un politico senz’altro rispettabile e democratico ma che non disdegna temi e prese di posizione che suonano, proprio perché pronunciate in tedesco, un po’ inquietanti.