Credo sia ormai innegabile il carattere industriale e di megabusiness multinazionale delle sempre più massicce e tragiche migrazioni di centinaia di migliaia di persone (diventeranno milioni: costituiscono una “materia prima” da sfruttare praticamente inesauribile ) dall’Africa all’Europa, cioè all’Italia, attraverso il Mediterraneo.
Non sono un esperto che segue con documentata attenzione la vicenda; la seguo semplicemente con interesse e passione attraverso i media, e cerco di farmi un’opinione decifrando quanto raccontano, che è quasi sempre dominato strumentalmente dall’orientamento politico. Quindi rischio di scrivere cose imprecise, generiche, superficiali. Ma mi sento di rischiare.
Credo dunque che sia ormai innegabile che ci troviamo di fronte a una lunga filiera di guadagni e di convenienze che mettono in connessione svariati soggetti criminali o paracriminali, soggetti sempre più forti e arroganti, che gestiscono le varie fasi del processo che oltre che di migrazione chiamerei di DEPORTAZIONE. Soggetti che inoltre oggettivamente traggono vantaggio da persone, organizzazioni e posizioni politico-culturali europee che finiscono per favorire il loro business, anche se parlano e operano nella maggior parte dei casi in assoluta buona fede.
Provo a delineare questo processo di migrazione-deportazione:
- LA DEPORTAZIONE DA CASA – Forti bande armate criminali, in vari paesi addirittura paragovernative, gestiscono la prima fase, quella che porta via la gente dalle case e dai villaggi e la trascina verso il Nord Africa. Ovviamente ci guadagnano. Alcuni migranti sono profughi, altri così detti migranti “economici” (una distinzione per il vero quasi senza senso eppure ossessivamente ripetuta) ma sta cominciando a emergere da varie testimonianze che molti migranti non avevano la minima intenzione di andarsene da casa e che molti a un certo punto vogliono tornare indietro, cosa che viene loro impedita con violenze e soprusi. Per questo parlo anche di deportazione.
- DA UNA BANDA ALL’ALTRA – I migranti-deportati vengono spesso passati da una organizzazione criminale a un’altra. I ricatti e le violenze, e quindi i profitti, aumentano.
- L’INFERNO LIBICO – In Libia ricatti, violenze, sfruttamento e quindi profitti, aumentano ancora. Qui sono addirittura le “istituzioni” di questo paese nel caos che si sono buttate su un affare che al momento è più sicuro del petrolio. Le testimonianze su ciò che accade lì ormai sono tantissime e inequivocabili.
- SPINTI IN ACQUA A CALCI E BOTTE – I migranti-deportati, dopo che vengono costretti a farsi mandare altri soldi da casa per pagare gli aguzzini, vengono spinti a calci e botte, anche se non vogliono (ma non scappano tutti dalle guerre e violenze di casa loro?) su gommoni fatiscenti, ormai anche senza scafisti. I parenti lontani svendono i loro pochi beni, sui cui mettono le mani le bande del punto 1.
- LE NAVI LI’ DAVANTI – La cosa per gli sfruttatori libici funziona alla grande perché sanno che c’è una autentica flotta che aspetta poco al largo i migranti-deportati. Non tutti ce la fanno, molti muoiono ma se morissero tutti a un certo punto qualcosa nel business comincerebbe a scricchiolare. La flotta è composta da tante navi per lo più serissime e animate dalle migliori intenzioni, ma da autorevoli interviste (non di politici e magistrati ma di responsabili di onlus serie) trapela che in qualche caso c’è qualcosa che non va. Verrebbe da pensare a intese, soldi…
- L’ITALIA EROICA E L’ITALIA CHE CI MANGIA SOPRA – Chi ce la fa arriva in Italia, l’Italia di tanta gente coraggiosa, di tanti grandi marinai e soldati, di tanti eroici professionisti e volontari. Ma anche l’Italia della criminalità, più o meno organizzata, che gioca un ruolo dominante nella gestione di campi spesso simil lager di accoglienza: l’Italia del lavoro quasi da schiavi su cui alcuni agricoltori, possidenti, imprenditori, negozianti, ristoratori si buttano assatanati e si tratta di rapporti di sfruttamento dei quali sembra che ormai il sistema produttivo italiano non sappia più fare a meno. L’Italia che paga decine di euro al giorno per migrante, permettendo a varie società e cooperative di ogni ordine e grado, e di differentissimi livelli professionali e morali, che gestiscono i simil lager di fare guadagni milionari. L’Italia che trasforma gli alberghi in strutture che non lavorano più ma sovvenzionate dallo stato.
- E LA POLITICA… – E tanti interessi economici di criminali, di datori di lavoro spregiudicati, di piccoli e medi operatori turistici in difficoltà significano anche l’interesse di parte della politica a mantenerne il consenso, quando non a spartirsi un pezzetto di utili.
- E’ MALEDETTAMENTE DIFFICILE – Si tratta dunque di una lunga filiera multinazionale, basata su complicità enormi e diffuse, e di soldi ne girano tanti e poi tanti (“più redditiva della droga”, ci svela ogni tanto qualche intercettato). Metterci le mani per il governo italiano è maledettamente difficile, anche se adesso sembra prevalere la paura di perdere i voti della maggior parte degli Italiani. Maledettamente difficile innanzi tutto perché nessuno sa bene cosa fare (né il Salvini del rimandiamoli a casa, né le anime belle che parlano di razzismo e di accoglienza facendo finta di ignorare gli enormi problemi oggettivi che questa vicenda sta scaricando sul paese indipendentemente da ogni ideologia politica e da ogni preteso razzismo). E maledettamente difficile perché per mantenere qualsiasi linea di condotta ferma e razionale ci vogliono una forza politica, un coraggio morale e una serietà che il nostro ceto politico non sa nemmeno cosa siano.
E ALLA FINE: MIGRANTE NON VUOLE MIGRANTE – Da ultimo abbiamo anche visto migranti che organizzano proteste contro l’arrivo nel loro campo di nuovi migranti. Non ci deve scandalizzare, è sempre successo in tutte le migrazioni del mondo: chi arriva prima dice “Adesso basta, gli altri se ne restino a casa loro, noi siamo già troppi!”. Sarebbe solo onesto ammettere che i comportamenti umani e le meccaniche psicologiche e sociali sono infinitamente più complesse di come pontificano quelli che dividono il mondo in buoni e cattivi, in solidali ed egoisti, in accoglienti e in razzisti.
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