Si avvicinano le elezioni, il ceto politico dà il peggio di sé (se ancora fosse possibile peggiorare) e un uomo di 81 anni, che era sembrato politicamente finito più e più volte, ritorna sulla scena e sembra in grado di rimettere insieme una coalizione favoritissima nella conquista della maggioranza relativa. Silvio Berlusconi è in grado sempre di stupire. Sto scrivendo un libro sulla comunicazione politica e alcune pagine sono ovviamente dedicate a Berlusconi. Visto quello che sta succedendo, vorrei qui anticiparne qualcosa.
Berlusconi ha rivoluzionato il modo di fare politica e di comunicarla. Ha creato in Italia il partito personale, addirittura proprietario, caratterizzato da una forte leadership personalistica, basato sulla cooptazione e praticamente senza un sistema elettorale interno.
E’ stato un tattico seriale e spregiudicato; ha cambiato idea, si è rimangiato impegni e promesse, ha rovesciato tavoli all’improvviso senza la minima esitazione e il minimo problema (intendiamoci: non è il solo).
E’ riuscito ad accreditarsi come paladino dei moderati pur di sua natura non essendolo; è stato l’elaboratore di tutti i principali temi del populismo senza mai in fondo diventare populista veramente, mantenendosi sempre al di qua del guado con grande attenzione e cautela. Tanto che oggi può porsi ancora una volta come argine contro la sinistra ma anche per l’appunto contro il populismo (ma quest’ultima cosa forse è più tattica).
Idem per la mala comunicazione: ne ha introdotto a tutti gli effetti gran parte dei contenuti e delle modalità, ma è rimasto al di qua, a parte qualche modesto scivolone, della sguaiataggine, dell’insulto, del linguaggio squadristico.
Ha mostrato una grande capacità di resistenza anche stando all’opposizione, mentre i suoi detrattori agli inizi della sua avventura politica pronosticavano una sua rapida uscita di scena una volta perso il potere. Pronostico che rientra nella gigantesca sottovalutazione di Berlusconi. Diciamo: una gigantesca cantonata, figlia forse di una gigantesca cantonata sull’Italia da parte di tanta sinistra e di tanta stampa.
Ed è stato alla fin fine un grande “saggio” della politica. E’ stato un tenace aggregatore in un paese specializzato, soprattutto a sinistra, nelle divisioni, nelle scissioni, negli “autonomi soggetti politici”. Ha sempre tenuto presente che la democrazia è fondamentalmente aritmetica. All’interno del mondo politico-valoriale di centrodestra, ha sempre cercato di puntare sulle cose che uniscono, come si usa dire, rispetto a quelle che dividono. E’ stato un tattico rovesciatore di tavoli ma anche un grande pragmatico. Ha sempre mirato, anche qui a differenza di quasi tutti i capi e capetti di partiti e partitini, al risultato.
Il risultato è stato che in termini di voti assoluti il centro destra in qualche misura berlusconizzato dal 1994 al 2008 non ha mai perso un’elezione (cinque volte). Forse più correttamente bisognerebbe dire che ha sempre ottenuto il maggior numero dei voti, se non nel caso di quella del 2008 per poche migliaia di voti e solo per quanto riguarda il senato. Ha perso due volte il governo per i meccanismi delle leggi elettorali e perché una delle due volte la Lega si è presentata per conto suo, rompendo il meccanismo aggregatore.
La sua capacità di aggregare, unita ai suoi talenti personali di tenacia, spregiudicatezza, creatività e il famigerato contatto con la “pancia” degli italiani, gli ha permesso di ottenere un successo straordinario pur essendosi poi rivelato un politico abbastanza modesto, interessato più al consenso e all’”essere amato” che non alle questioni del paese, e non in grado nemmeno di iniziare la sua “rivoluzione liberale”.
Silvio Berlusconi non è ovviamente più quello di prima. Rispetto al 1994 e seguenti è ovviamente una persona più anziana e in questi utimi anni sono successe tante cose a lui, all’Italia e al mondo. Ma la sua resistenza psico-fisica e la sostanziale fedeltà all’obiettivo dell’aggregazione ne fanno ancora oggi un protagonista di spicco della vita del paese. Forse, ancora una volta, uno con “una marcia in più”.