Scrivo questo blog perché mi diverte e mi fa piacere ogni tanto dire la mia e magari, se qualcuno ha voglia di intervenire, sentire come la pensano gli amici che conosco e quelli che non conosco. Quando scrivo di argomenti sociali e politici molti mi mettono un like, molti dissentono, parecchi mi insultano. Qualcuno scrive anche, chissà per quale diavolo di motivo, che sono venduto e pagato (oltre a ritenermi una persona seria che scribacchia sulla rete appunto per il puro piacere di farlo, mi chiedo anche chi investirebbe dei soldi per finanziare un piccolo blog privato e con quali obiettivi).
Una cosa però alle volte mi dà una gioia vera: quando tanta gente, che non mi e non si conosce, interviene e apre per poche righe il suo animo le volte che mi viene da scrivere di cose o di persone che sono o sono state in grado di darci delle emozioni belle e gratuite, lievi o profonde.
E’ capitato così ho scritto qualcosa sulla Grecia, sulla Sicilia barocca, su Roberto Vecchioni, Janis Joplin, Laver e Federer ma soprattutto, pochi giorni fa, quando ho dedicato qualche riga a Gino Bartali, grande e giusto. Migliaia e migliaia di persone hanno letto, approvato, condiviso, commentato. E’ stato proprio bello.
Qualcuno, giustamente, ha scritto che nella foto si vedeva Coppi, anche lui grandissimo di un tempo etc. Ha ragione e non c’è nemmeno bisogno di dirlo: il campionissimo era tale allora e lo resterà sempre, anche lui con la carriera spezzata dalla guerra, anche se a partire dal 1946 ebbe qualche anno e qualche energia in più a diposizione rispetto all’eterno rivale.
Ma Coppi aveva tutto per essere l’idolo delle folle: era l’ “airone”, alto, dalla faccia elegante e malinconica, lo sguardo e il sorriso dei campioni che esaltano e inteneriscono. E allora ho voluto ricordare l’altro, quello con il grande naso, la voce roca e la faccia sofferente, quello a cui la guerra ha fatto, se possibile, ancora un po’ più male.
E in migliaia di voi questo piccolo omaggio personale ha suscitato qualcosa, forse un ricordo, forse quel po’ di nostalgia che prende (anche i giovani) per quei tempi duri e per quegli uomini “che quelli di oggi non ce la farebbero”. E ha suscitato anche la voglia di premere un tasto per dire che il fatto che si parli di Bartali è piaciuto o anche più tasti par aggiungere un pensiero o una sensazione. Grazie a tutti, anche a nome suo: sarà senz’altro contento che in tanti gli vogliono così bene e lo ricordano con affetto a 69 anni dalla seconda leggendaria vittoria del Tour.