La guerra è cosa orribile e delittuosa, e lo è ancor di più se è fatta “a cavolo”, in modo o pretestuoso o stupido (Iraq e Libia insegnano). Su questo tutti o quasi d’accordo. Ma, e so di essere molto molto impopolare, è una “quasi” legge storica che un paese è più forte (mi riferisco non tanto alla forza militare, quanto a quella interna, direi interiore) se la classe dirigente è disposta a fare la guerra in prima persona e se l’opinione pubblica accetta l’idea che, sia pur in condizioni estreme e ineludibili, si possa fare la guerra. Insomma se non si è pacifisti senza se e senza ma.
Lasciamo perdere gli stati retti da monarchi assoluti o dittatori e consideriamo i più riusciti tra gli stati più collegiali. Nell’antica Atene la classe dirigente guidava la guerra in prima persona a capo di eserciti e flotte composte in gran parte di Ateniesi. Nell’antica Roma dei primi secoli i capi, anche militari, erano eletti annualmente prima solo nell’ambito del patriziato, poi anche della plebe, e guidavano eserciti di cittadini (il “popolo in armi”, avrebbe detto Machiavelli).
A Venezia i patrizi del maggior consiglio comandavano le flotte, la vera forza della repubblica; mentre per le guerre in terraferma la repubblica si affidò spesso e eserciti e comandanti mercenari, con esiti assai meno brillanti di quelli navali.
Nell’Inghilterra parlamentare del ‘7/800 le grandi famiglie mandavano i figli cadetti, anche in giovanissima età, a fare dure esperienze sulle navi da guerra. I comandanti erano cittadini inglesi e non solo della nobiltà. E quando poi Churchill fece il suo celebre discorso in parlamento, esprimendo la volontà di fare la guerra a oltranza a Hitler, sappiamo come è andata.
E siano sicuri che la nostra vita non solo relativamente benestante rispetto a gran parte del mondo, ma anche la nostra vita dove ci è permesso di creare i centri sociali, di fare le manifestazioni il più delle volte anti americane e via dicendo, sarebbe stata la stessa senza quei “bruti” dei marines americani che hanno permesso negli ultimi decenni al nostro modo di vivere di sopravvivere?
Intendiamoci: la pace è un valore assoluto e il primo dovere di governanti degni di tal nome è di mantenerla; in Italia c’è anche il famoso articolo della costituzione che ce lo dice. Quello che voglio dire è che, se la mentalità, lo streaming dominante sono il pacifismo come si usa dire “a prescindere“, con tanto di proteste corali per ogni spesa per le forze armate e con tanto, alle volte, di “la guerra la facciano gli altri anche per noi”, questo è quasi sempre segno di un paese tendenzialmente debole dentro, poco capace di essere dignitoso di fronte a sé stesso e agli altri anche nelle questioni, non belliche, che contano. Di un paese, direbbe Leonardo Sciascia, un po’ quacquaraqueggiante. (Prego lettori dissenzienti di non portare esempi tipo Svizzera o Svezia; spero sia abbastanza chiaro quello che intendo dire)