Siamo un paese che ha una qualche tara nevrotica che alla fine sfugge a ogni analisi, per quanto approfondita e onesta. Siamo un paese che non riesce a liberarsi dalla sua perenne “diversità”, cioè mediocrità, politica e dalla piccolezza individualistica e sommaria dei suoi diffusi comportamenti pubblici.
Ma siamo a fine anno e mi viene da dire: guardiamo avanti, a quello che sappiamo fare e a quello che potremmo fare con uno sforzo da parte di tutti, uno sforzo che potrebbe essere anche non tanto grande, uno sforzo assolutamente a portata di mano.
E guardiamo alla meraviglia che la combinazione di natura e storia ha realizzato in Italia.
Spesso ripeto una banalità: in Italia ci sono cose che se fossero altrove sarebbero di quelle in cima alla lista, di quelle che “valgono il viaggio” e che da noi sono al duecentesimo posto come notorietà, come attenzione culturale e come attrazione turistica. In questi ultimi giorni mi è capitato di entrare nel complesso di Sant’Eustorgio a Milano. Mi era quasi ignoto, ci ero solo passato davanti varie volte, ed entrando ho scoperto un sensazionale insieme di chiesa, chiostri, musei. Roba, appunto, da “vale il viaggio”.
Mi era capitato lo stesso poco prima con la cappella di Teodolinda nel duomo di Monza, con i piccoli borghi medievali della Campania interna, con le indicibili chiese barocche del ragusano, e con l’inesauribile cornucopia di emozioni storiche ed estetiche che dà Roma, la Roma meno nota di santo Stefano Rotondo al Celio o della chiesa di Sant’Agostino con la Madonna del pellegrino di Caravaggio.
E poi la tecnologia spaziale, quella ferroviaria, la meccatronica; la cucina anzi le cucine, ricche, creative e variegate come in nessun altro posto del pianeta; le piccole e medie aziende che vincono o che soffrono ma sempre con la voglia di esserci, di farcela. E l’orchestra di Santa Cecilia; la Scala; e le infinite bande delle città e dei paesi, quelle che suonano nelle feste dei patroni o nelle processioni del venerdì santo, vale a dire tanta e tanta gente che impara a suonare per fare comunità. E…e…e… Buon anno a tutti noi.