LA SINISTRA E’ LONTANA DAI CETI DEBOLI – Destra e sinistra non esistono più? Continuo a pensare che sia una fake news. E’ però vero che si è verificato un rovesciamento dei comportamenti nella società: i ceti più alti e acculturati hanno valori e opinioni di sinistra (e non hanno capito gran che dei cambiamenti profondi in atto nella società); mentre i ceti più deboli si affidano sempre di più a temi e suggestioni di destra. Qualche sera fa ho proprio “toccato con mano” questo rovesciamento.
ACCOGLIENZA: FINO A QUANTO? – Ero a cena con amiche e amici di buona collocazione sociale, colti, informati e quindi “di sinistra”. Si è arrivati a parlare, come oggi è inevitabile, di immigrazione, il tema che più di ogni altro ha determinato l’andamento delle vicende elettorali e politiche degli ultimi anni. La sensazione che ho avuto è che queste persone abbiano chiuso definitivamente gli occhi davanti alla questione. Li hanno chiusi certamente anche per apertura mentale, per generosità umana e per tanti altri nobili motivi: ma li hanno chiusi.
Si rifiutano tenacemente di prendere in considerazione domande tipo: Accoglienza, fino a quanto? Cioè: fino a quanta gente dovremmo accogliere? Cosa siamo disposti a mettere sul piatto in nome del principio dell’accoglienza? Quali sono le conseguenze del fenomeno sulla vita dei ceti più deboli del paese? Sulla vita, si badi bene, non solo sulla percezione.
“TU SI, TU NO” NON SIGNIFICA ESSERE PIU’ BUONI – Sostenevano che il fenomeno è storico, che non si può e non si deve fermare. Che dobbiamo regolarlo, dato che la popolazione cala e i nuovi arrivati fanno i lavori che gli italiani non vogliono fare etc. (considerazioni giuste: ma ovviamente ti vituperavano se osservavi che regolare significa in sostanza scegliere, significa dire “Tu si e tu no, tu mi servi e tu no” e che quindi in termini di buonismo non c’è molta differenza tra ributtare a mare tutti e ributtare a mare quelli che non ci servono. Etc.)
Ripetevano che siamo stati un popolo di emigranti. Che i bianchi hanno fatto strage di pellerossa, di indios, di neri, hanno invaso e colonizzato. Per cui, in soldoni, non hanno il diritto di rifiutare nessuno e devono espiare. Dobbiamo espiare.
DIRITTO A MIGRARE? MA LONTANO DAL MIO QUARTIERE – Non c’è stato verso di far prendere loro in considerazione il fatto che un’analisi politica seria del fenomeno e le relative (difficilissime) scelte non significano razzismo e fascismo. Né di farli riflettere sul fatto che nel quartiere dove abitano loro gli effetti quotidiani e più problematici di una immigrazione aperta forse li sentiranno tra anni e anni, mentre in altri quartieri più popolari la cosa è già spesso traumatica (anche qui: senza razzismi né fascismi).
O sul fatto che riconoscere il diritto di migrare significa accettare l’idea che un miliardo e più di persone molto disagiate abbiano il diritto di riversarsi su quegli angoli di mondo dove si vive agiatamente. E che questo significa per forza la rinuncia, soprattutto per i nostri figli, al tipo di vita e di consumo che facciamo ora noi: cosa certo nobilissima, basta che chi lo sostiene se ne renda conto, sappia quello che dice e se lo ricordi anche finita la cena, mettendo a disposizione introiti, case e consumi.
Insomma: il popolo vota Salvini e, se Salvini riuscirà a tenere vivo il tema, continuerà a votarlo a lungo. Almeno fino a quando anche le persone buone, colte e informate non facciano capire che anche la sinistra, sia pure in termini diversi da quelli di Salvini, può essere vicina al popolo nella dura vita di tutti i giorni.