La mia seconda radicata convinzione che ritengo confermata dalla vicenda del Comune di Quarto e del sindaco Capuozzo è che molte, troppe, aree del Sud Italia sono ormai strutturalmente irrecuperabili a un funzionamento della vita sociale e politica tendenzialmente “normale”, di tipo diciamo occidentale.
Premetto subito che i 5 Stelle non c’entrano nulla con questo discorso. Non li accuso di nulla (come del resto non lo avevo fatto nel mio post precedente). Parlo solo, forse troppo con l’accetta, ma non ne sono del tutto convinto, del Sud.
In un’ampia parte del Sud Italia fino a qualche tempo fa esisteva una forte criminalità organizzata, che affondava le sue radici in antiche e complesse situazioni socio-economiche. Questa criminalità, che pure aveva un forte legame culturale con il territorio, faceva il mestiere che in genere fa la criminalità: gestiva cose illegali, tipo droga, prostituzione, pizzo e via dicendo. Guadagnava molti soldi e quindi influiva anche su istituzioni, economia, società.
Progressivamente questa criminalità e i suoi processi di accumulo di ricchezza sono diventati il principale modo di essere del territorio. Buona parte del Sud non è solo una società con problemi e con una forte presenza criminale: è addirittura modellato sulle esigenze e sul modo di procedere della criminalità organizzata, è condizionato da essa in tutti gli aspetti della vita. E la distinzione tra politica, economia e organizzazione per clan criminali è praticamente inesistente. Gran parte dei processi socio-economico-politici si svolgono sotto il controllo, se non su indicazione, della camorra, della ‘ndrangheta, della mafia o della sacra corona.
L’attività principale delle cosche ormai è rivolta verso l’economia produttiva normale e verso la spesa pubblica. I capitali che possono mettere sul piatto sono ingenti (derivano a un tempo dalle tradizionali attività criminali e dallo sfruttamento dell’economia normale e della spesa pubblica) e il loro potere di regolazione quindi aumenta esponenzialmente. In alcuni casi si sta realizzando il sogno più estremo del capitalismo puro e selvaggio: essere monopolista, eliminare la concorrenza.
Infatti chi produce qualcosa ha il problema di fare i conti con la concorrenza, che può offrire prodotti migliori o a prezzi più bassi. Quindi, da sempre, il capitalismo ha cercato vari modi per diminuire il rischio concorrenza: ad esempio cercando di creare posizioni dominanti, di procedere a grandi concentrazioni, magari di boicottare l’avversario.
Beh, il modo più infallibile e puro di conquistare una posizione dominante è utilizzare come strumenti anti concorrenza il mitra, la bomba, la violenza, la minaccia all’avversario o alla sua famiglia, la sua eventuale eliminazione fisica. Tutto ciò realizza l’aspirazione più profonda e inconfessabile di chi vuole fare soldi a palate senza problemi, senza ansie, appunto senza concorrenza.
Ovviamente il paradosso è che di aspiranti monopolisti tramite violenza ce ne sono parecchi e quindi, oltre a minacciare la società civile, si minacciano e si uccidono tra di loro. E questo reintroduce una forma malatissima di concorrenza, devastante per il territorio.
Ciò non toglie che ormai il modo di funzionare della politica e dell’economia normale di molto Sud Italia sia modellato sulla e regolato dalla criminalità organizzata, che ormai non è più criminalità e basta ma è un modo di gestire i processi produttivi e decisionali basato sulla minaccia a qualsiasi alternativa a sé stessa.
Il condizionamento della politica, soprattutto locale, costituisce un elemento indispensabile e fisiologico di questo modo di gestire: significa condizionare, in modo appunto minaccioso e monopolista, i luoghi dove si prendono le decisioni di utilizzo e distribuzione delle risorse più grosse circolanti del Meridione: quelle pubbliche.
Chiunque vinca, lo ripeto: specialmente a livello locale, deve comunque e sempre fare i conti con i regolatori prepotenti del territorio. Può destreggiarsi mantenendo il compromesso più onorevole possibile, o può addirittura arrivare alla collusione. Sempre che i vincitori non siano stati direttamente e preventivamente supportati dalla criminalità nel vincere le elezioni: allora il discorso è ancora più semplice e ovvio.
Il Movimento 5 Stelle è costituito senza dubbio da moltissime brave persone e il sindaco Capuozzo subisce senz’altro attacchi esagerati e pretestuosi. Ma la questione è un’altra: chiunque amministri al Sud o è un eroe, e ce ne sono, o fatalmente dovrà convivere con un funzionamento del territorio che probabilmente non ha uguali nel resto del mondo sviluppato.
E’ possibile che tutto ciò possa cambiare? E’ possibile combattere questo stato di cose che tra l’altro oggettivamente rende impossibile un buono sviluppo del territorio, dato che lo sviluppo è legato soprattutto alla vivace e libera competizione economica?
Sono molto pessimista. Direi sconfortato. I motivi sono complessi e qui non tento neppure di analizzarli. Certamente la politica non ha mai affrontato seriamente la questione e mi sembra che man mano che passi il tempo abbia sempre meno voglia di farlo. Il lavoro difficile, spesso tanto impari quanto poderoso di forze dell’ordine e magistratura ottiene successi nei confronti delle azioni più clamorosamente e tradizionalmente criminali ma, come è ovvio, non può intaccare un modo di essere della società.
Nessuno più di me, visceralmente innamorato del nostro Meridione, spera di sbagliarsi e di essere smentito dai fatti.