Camicie verdi, nazionalismo territoriale (padano), fiumi sacri, ce l’ho duro, posizionamento socio-economico etc: avevamo esaminato qualche settimana fa le grandi vicinanze di linguaggio, di simboli e di impianto ideologico della Lega, quella bossiana e originaria, con il fascismo. Non becero rinfacciamento polemico, avevo tenuto a precisare, ma una quasi ovvia valutazione politologica. Vicinanze culminate nella piazza del popolo salviniana, dove le bandiere leghiste hanno sventolato insieme a quelle di Casa Pound e di altri che si definiscono essi stessi fascisti.
Ma, paradossalmente, questo culmine di convergenza avviene proprio quando la nuova Lega sembra allontanarsi dagli elementi fascisteggianti che avevamo analizzati. Secondo me la Lega di oggi sarà senz’altro populista, demagogica e via dicendo ma è molto meno fascista o similfascista della precedente, anzi forse non lo è affatto e le sue posizioni vanno considerate in maniera meno arroccata a priori di quanto non si facesse, e lo si doveva fare, con la secessione, l’antimeridionalismo becero e temi consimili.
Matteo Salvini ha fatto un’operazione politica non da poco, proponendo la Lega come movimento nazionale, e non più areale, che rappresenta in maniera molto chiara, netta e facilmente comprensibile ai più l’enorme sgomento che sta prendendo i ceti medi e popolari europei. Uno sgomento che può essere incanalato sia da movimenti di sinistra spinta sia, più spesso, di destra anch’essa spinta. Movimenti che con il fascismo come tale non hanno quasi nulla a che fare.
Gli impianti linguistico-culturali di tali movimenti di destra e di sinistra differiscono anche molto ma i grandi temi sono gli stessi. Ed è quasi certamente inutile rispondere a questi sgomenti con i consueti valori del politically correct. Ci sono ampi segmenti delle popolazioni europee che stanno pagando prezzi troppo alti al combinato disposto di politiche finanziarie, ristrutturazione del mondo del lavoro, esposizione al grande fenomeno della migrazione.
Quest’ultimo è ovviamente il punto più sensibile. Su questo punto i valori si scontrano frontalmente ed è pressochè impossibile fare una discussione minimamente fondata. I politici, i media, la gente che interviene sulla rete sono incapsulati nello schema solidarietà versus razzismo, schema che costa poco sforzo di analisi ed è considerato l’unico, stando platealmente o di qua o di là, che può portare voti.
Per il momento vorrei solo dire che la solidarietà è una cosa magnifica e indispensabile in una società civile, ma funziona solo se è un supporto diffuso nell’animo e nell’operato della gente che affianca però delle politiche serie a tutela del paese.
E che il razzismo non c’entra niente con il segnalare le dinamiche sociali che oggettivamente vengono messe in moto, in Italia come in altri paesi europei, dal fenomeno migratorio cui stiamo assistendo. Le dinamiche sarebbero le stesse anche se i migranti che arrivano in condizioni disperate dal “sud del mondo” fossero norvegesi.